domenica 5 luglio 2009

COME E' NATO L'EUGANEO


Partiamo dalla base: chi e perchè ha creato lo stadio Euganeo? La parola a Guido Zavatta, 63 anni, architetto torinese, che in un'intervista al Mattino datata 15 maggio 2008 e ripresa in seguito da "La Padova Bene" ci spiega un bel pò di cose...

(...) L’architetto Guido Zavanella, 63 anni, torinese. Uno che ha firmato il Delle Alpi, la cittadella di Sportilia, gli stadi di Tunisi e Salò. Che ha progettato il nuovo stadio di Viareggio e quello del baseball in Nicaragua. E che non deve certo essere l’ultimo arrivato, se è vero che siede nelle Commissioni Impianti Sportivi di Lega e Figc (...)
(...) In fatto di stadi di calcio, come si può leggere sul suo stesso sito, la filosofia progettuale di Zavanella si riassume in quattro punti. In sostanza lo stadio deve essere: 1) bello; 2) integrato nel territorio; 3) accogliente; 4) vivibile sette giorni su sette. Bello e accogliente? Sarà sicuramente così per lo stadio della Juve e per tutti gli altri, ma non certo per l’Euganeo (...)
(...) “Guardi, io non rinnego niente, sarebbe troppo comodo – risponde Zavanella – Però basta che chiunque vada a vedere com’era il progetto commissionariato dal Consorzio ed approvato dal Comune di Padova. I disegni ed il plastico sono ancora li. Gli occhi li hanno tutti, no? (...)
(...) “Noi in Italia abbiamo la memoria corta – Spiega l’architetto – Ci dimentichiamo per esempio che la legge 65 che finanziava gli impianti del calcioi in previsione dei Mondiali del ’90 aveva come suo fondamento il fatto che doveva finanziare gli stadi “polivalenti”. Secondo ci si dimentica anche che il presidente della Federazione di atletica era Primo Nebiolo, poi anche presidente della Iaaf, il quale impose, e sottolineo impose, che la polivalenza fosse interpretata nel segno di calcio e atletica. Tant’è che tutti gli stadi costruiti con i mondiali (Torino, Bari, Udine, Trieste no, ma quello fu un caso particolare perchè era stato fatto da un’azienda pubblica) avevano la pista. Terzo, ci si dimentica che a imporre le piste furono alla fine il Parlamento e la commissione sportiva. Quarto, ci si dimentica che a Padova c’era, e c’è tuttora, una potentissima società di atletica (L’ASSINDUSTRIA SPORT) rappresentata all’interno della commissione, che approvò il progetto e CI FECE RISPETTARE LE DISTANZE MASSIME ANCHE DALLE PEDANE DEL TRIPLO E DEL SALTO CON L’ASTA (...)
(...) Neanche minime: massime. “Si, massime nella distanza fra le tribune e la linea del fallo laterale. Vado a memoria: erano 6 o 8 metri dalla pista più esterna”. E questi erano precisi vincoli progettuali. Dunque non si poteva fare diversamente? “certo. C’erano vincoli progettuali imposti dalla normativa di allora, per consentire l’utilizzo della pista di atletica in manifestazioni nazionali e internazionali. Dovevano esserci i rapporti nella distanza campo-pubblico rispettati. Io faccio calcio da tanti anni, sono nella Commissione impianti sportivi della Lega e della Figc, e quindi non faccio uno stadio perchè la gente dentro ci stia male. Le differenze dal progetto, ripeto, basta vederle. C’era un budget ed all’interno di quello si è dovuto operare, tant’è che lo stadio venne costruito in tre stralci: prima le tribune, poi le coperture, ed infine le curve, che all’inizio erano solo due terrapieni. Io non sconfesso, ma bisogna ricordarsi tutto” (...)
(...) Se dovesse rimetterci mano, lei che farebbe? “Dividiamo il problema in due: come architetto e come tifoso di calcio. Come architetto dico che noi abbiamo una struttura molto importante come volumetria sottoutilizzata dal pubblico. Mi piacerebbe che fosse sfruttato sette giorni su sette, da molta più gente di quella che va a vedere le partite. Credo che con un pò di fantasia e qualche investimento (la Juve per esempio ha anche l’attorno dello stadio, parcheggi da 5-6000 posti) potrebbe essere sfruttato. Non dico dal comune, ma da Centri Commerciali privati. È un volume che ha visibilità importante”. Ma perchè uno all’Euganeo dovrebbe andarci: non è mica un posto bello per far spese? “Mah, gli otulet sono a decine di chilometri dalle città, eppure si riempiono e sono sempre pieni.”
(...) E come tifoso che suggerisce? “L’unica soluzione è utilizzare il volume delle curve che ci sono per attività che ci inventiamo (che so? Una zona fitness, un centro commerciale) E FARE DELLE NUOVE CURVE PIU’ VICINE AL CAMPO CON STRUTTURE LEGGERE, METALLICHE. COSI’ NON SI BUTTA VIA IL VOLUME DELLA NORD E DELLA SUD. Dai quattrini che si recuperano si possono fare gratis le nuove strutture e dare vita a una parte di stadio che ora non ne ha. Con poche e piccole modifiche si può.


Perchè allora non pensarci seriamente?

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